Nella prima edizione di ART•ISAN, Casa G. Firenze è orgogliosa di ospitare le opere di Cosimo de Vita e Dariusz Jasak. De Vita, designer e artigiano fiorentino, che preferisce definirsi “artisainer” (metà artigiano, metà designer), è fortemente devoto all’arte e all’artigianato, ispirandosi al padre e al nonno, anch’essi artigiani. Tornato nella sua città natale, Firenze, nel 2012, dopo diverse esperienze internazionali, De Vita ha iniziato a vedere la città da una prospettiva diversa e a coltivare il desiderio di combinare il passato e il futuro nelle sue opere. Dariusz Jasak, fotografo autodidatta di origini polacche, tende a oscillare principalmente tra la fotografia di moda e quella di architettura, che sono la sua passione principale. Nella sua nuova serie di fotografie, Jasak cerca “i valori universali del mondo contemporaneo, concentrandosi sullo sviluppo dell’architettura moderna nello spirito modernista”. Nelle sue recenti mostre in giro per l’Europa, Jasak ha più volte affrontato il concetto di “machine à habiter” di Le Corbusier, trasferito dalla scala di un edificio a quella di un’intera città.
In questa mostra, Dariusz Jasak presenta un’opera della sua nuova serie “High Dimension”. Il nostro sguardo entra in contatto con una struttura minimalista in acciaio e vetro, che occupa l’intera superficie della fotografia. Questa prospettiva focalizzata dà l’impressione di un monolite irreale, in cui il riconoscimento delle singole forme diventa possibile solo a un esame più attento. In questo lavoro Jasak ha manipolato digitalmente fotografie di architettura, duplicando le forme e cambiandone la scala. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, interferisce con l’architettura dominata dal progresso tecnologico. Questa ripetizione provoca un disturbo nella percezione e lo spettatore diventa un elemento di disinformazione visiva. L’accumulo di elementi ripetitivi stanca gli occhi e ci fa girare la testa, così come gli edifici innaturalmente grandi che non riusciamo a comprendere con un solo sguardo. Jasak analizza le sensazioni evocate dalle forme architettoniche e dalle loro rappresentazioni facendo riferimento alla tradizione della Op-art. L’artista è interessato a come la pianificazione urbana influenzi la vita delle persone, soprattutto nella dimensione della globalizzazione: dalla rivoluzione industriale e dai progressi che l’hanno seguita, l’architettura di tutto il mondo sembra muoversi nella stessa direzione. I grattacieli, le cui dimensioni sono limitate dalla resistenza dei materiali, sono scollegati dalla scala umana. In un mondo sempre più interconnesso, è necessaria una struttura distintiva, unitaria ed efficiente, dall’aspetto minimalista. È impossibile sapere a colpo d’occhio dove è stata scattata la foto. L’artista crea una sorta di topografia extraterritoriale, riprendendo un tema futuristico e forse anche distopico. Nelle visioni futuristiche contemporanee, a volte, non c’è limite che possa inibire la loro realizzazione. Jasak si chiede se la rotta dettata dal costante progresso verso cui ci stiamo dirigendo sia quella giusta. -Basato sulla descrizione di Marta Czyż.
L’opera di Cosimo De Vita è una giustapposizione al lavoro di Jasak. A differenza dei suoi progetti passati, come la linea “CITYNG”, composta da 17 sedie che ritraggono facciate di monumenti simbolici del mondo, questa poltrona unica nel suo genere è un’anomalia rispetto al suo stile abituale. Nella visione di De Vita, le sedie si trasformano in un oggetto simbolico che racchiude la città e i suoi valori. In questo caso particolare, piuttosto che racchiudere visivamente i valori, il suo approccio con la poltrona “Vertigo” è più istintivo. La poltrona rappresenta non solo un senso visivo, ma anche fisico di distorsione e vertigine. Allo stesso tempo, paradossalmente, il pezzo ci porta sicurezza e ci dà un senso di controllo su ciò che ci circonda, che ci aiuta a radicarci in una società frenetica che è in continua e incontrollabile evoluzione, in contrasto con la natura umana. Come Jasak, il lavoro di De Vita gioca con l’aspetto di una prospettiva micro, un dettaglio di un quadro più grande. Quando vengono osservati a un livello micro, gli elementi diventano astratti dal loro contesto e assumono nuovi significati e vita, rivelando complessità e intricatezze nascoste che spesso vengono trascurate a una scala più ampia. A prima vista, la forma monolitica della poltrona ci appare stabile e concreta, ma al contrario, una volta collocata all’interno di “Vertigo” si perde il senso di stabilità e ci si immerge nella vista delle forme ibride e distopiche che la fotografia di Jasak emana. La poltrona in legno rappresenta una splendida collaborazione tra l’artigianato e la tecnologia delle macchine, che si traduce in modelli e disegni ipnotici che trasportano lo spettatore in un regno al di là dell’ordinario.
La giustapposizione di questi due artisti, con i loro diversi medium e prospettive, crea un’installazione artistica che fa riflettere e in cui due mondi sembrano scontrarsi. Le fotografie di architettura manipolate digitalmente di Jasak e l’anomala poltrona “Vertigo” di De Vita condividono la stessa storia, ma da punti di vista diversi. La mostra ci invita a riflettere sul modo in cui la pianificazione urbana influisce sulle nostre vite e mette in discussione il costante progresso verso cui ci stiamo dirigendo. Attraverso le loro opere, Jasak e De Vita ci sfidano a guardare oltre ciò che è immediatamente visibile, incoraggiandoci a considerare i valori e i significati che si trovano nei dettagli e nel contesto del quadro generale. Il progetto ART•ISAN apre un nuovo modo di celebrare la maestria e l’arte degli artigiani locali e ci incoraggia a ripensare la nostra percezione dell’arte contemporanea e del design.